GayExpo 2015

Un osservatorio sull'Expo 2015 e un luogo di proposte mirate al mondo Lgbtq in occasione dell'Expo.

Oliviero Toscani: «Milano dorme: per l’Expo deve pensare in grande».

Written by Redazione on 18:26

(Paolo Marchi - Il Giornale) a Casale Marittimo (Pisa). Per incontrare Oliviero Toscani, uno dei milanesi più famosi nel mondo, sempre che il mondo lo consideri ancora milanese vista l’internazionalità della figura, bisogna raggiungere La California, una frazione di Bibbona lungo la via Aurelia, sorta di boa sul mar Ligure da doppiare per puntare verso le colline di Casale Marittimo. Mare alle spalle, si cambia provincia; si lascia quella di Livorno per entrare nel Pisano, si cambia soprattutto linee e orizzonti come Toscani, già fotografo di grido, a suo tempo cambiò vita allontanandosi da Milano dove nacque nel febbraio di 66 anni fa «in via Como perché mio padre Fedele, fotoreporter, lavorava al Corriere della Sera ed era logico abitarvi vicino».
Centoventi ettari nei quali si inseguono a olivi e vigne, a boschi e prati, a maneggi e stalle, l’occhio cade anche sul suo marchio, una O bella tonda con una T all’interno mutuata dalla A di anarchia. Senza pensarci, suo babbo gli ha fatto un gran bel regalo. Poteva chiamarla Giuseppe o Sergio e cambiava tutto.
«Ma conta anche la T».
Quella però era fissa, automatica. Piuttosto, perché qui e non più Milano?
«Negli anni Sessanta lavoravo a Parigi per via della moda, c’era New York e mi recavo spessissimo a Londra. A Casale arrivai perché dipingevo, era il ’62, avevo vent’anni e rimasi impressionato dal posto, lo memorizzai e quando dieci anni dopo mi sposai si voleva una casa di vacanza».
Una scelta immediata?
«Più o meno. C’era in ballo Panarea ma io odio la costrizione a cui ti obbliga un’isola, non puoi scappare così un po’ da hippy comperai qui. Non c’era nulla di quello che si vede oggi».
Se non la bellezza.
«Che però ti tiravano dietro. Era il ’69 e la casa di Milano, in via Argelati, non la lasciai, almeno non fino al ’76 quando con Kirsti, mia moglie, ci chiedemmo dove mettere su la nostra casa e la risposta fu “perché non là?” cioè qui».
Splendido.
«E pure comodo. Viaggio molto e in fondo si tratta di alzarsi, salire in auto e andare a prendere un aereo».
Pisa, Linate o Malpensa in pratica pari sono.
«Sì, però qui posso allevare una sessantina di cavalli, giro per i paesi in calesse, produco il mio olio e il mio vino, ho le mie galline e quando mi gira di bermi un uovo fresco lo posso fare».
Da oltre trent’anni via da Milano, cosa le piace della sua ex città?
«Bene o male è la città dove è stato inventato il Futurismo grazie a un preciso spirito di rottura e poi ha sempre avuto una grande generosità e una voglia di fare, anche se ora...».
Ora si prepara per l’Expo.
«Sì, però il vero guaio dell’Esposizione Universale è che il confronto era con Smirne, non Parigi o Berlino e nemmeno Barcellona. Le autentiche grandi città non lo cercano più e lasciano il giocattolo a quelle di serie B che hanno bisogno di risollevarsi. Milano oggi è una città di fighettini dove manca il senso del rischio. Non dico di risolvere tutti i problemi, ma almeno di affrontarli. Senza contare che io che fotografo l’essere umano, trovo un numero ben maggiore di stimoli a Parigi, per dire, dove le facce sono di tutti i colori».
Nei giorni scorsi, il Salone del Mobile ha animato ogni angolo.
«Ho fatto un evento con l’Ottagono e so che i palazzinari si stanno scatenando, ma quando sento parlare di Milano come della capitale mondiale del design, mi chiedo dove sia tutto questo design. Mai stato a Helsinki? Lì il design inizia fin dall’aeroporto, vogliamo parlare di quanto fanno schifo in tal senso i due scali milanesi?».
Molto. Segue il tema Expo?
«Quello che non mi piace è sentire parlare di una città a misura d’uomo. Le grandi città non sono a misura d’uomo, Perugia lo è e infatti è piccola. Milano deve ragionare in grande come se fosse Tokyo e lasciare perdere idee strampalate come i boschi verticali. Chi vuole vivere nel verde, deve fare come me e si trasferisce in campagna. Visto il tema del 2015, Nutrire il pianeta, la Moratti deve portare in città i problemi del mondo e metterli in prima piano a iniziare dai bambini denutriti, vittime della guerra e del razzismo, la fame da sfidare con una vera azione di stampo futurista, andando a vedere i problemi direttamente entro all’uomo per mettere le condizioni per un reale sviluppo dell’umanità».
Sarà così?
«No, alla fine vincerà la logica della politica e si accontenteranno tutti».
Non è lo spirito di Milano.
«Milano ha la più bella periferia d’Italia e nella zona della Borsa è riuscita a far coesistere il passato e l’architettura degli anni Trenta. Poi sono stati fantastici gli anni Cinquanta e i Sessanta, purtroppo una volta nei Settanta, mentre altri centri facevano il loro balzo, Milano si fermava e l’Italia pure. Poi siamo grandi nella moda, però è un problema».
Un problema?
«Più della metà del bilancio americano poggia sullo sfruttamento dei copyright, tecnologia insomma, e noi? Noi non abbiamo brevetti e ci siamo fatti rubare anche la pizza e l’espresso. Se la cucina italiana è famosa nel mondo dobbiamo ringraziare gli stranieri, certo non il nostro provincialismo. Mi ricordo che quando un americano o un tedesco chiedeva di chiudere un pasto con un cappuccio gli ridevano in faccia, poi è arrivato Starbucks e glielo ha servito vincendo. In America fanno pure un ottimo pesto, perché non potrebbero? Se vogliamo vincere le sfide del mercato dobbiamo buttarci sul mercato e confrontarci. Il mio enologo, ad esempio, mi ha suggerito di impiantare Teroldego, uva tipica del Trentino, e l’ho fatto anche se sono in Toscana, perché dovrei rinunciare alla possibile di un signor vino?».
Già, perché no?

Expo, collaborazione con Smirne.

Written by Redazione on 19:08

(Ansa) La sfida per l'aggiudicazione dell'Expo 2015, che ha visto di recente contrapposte Milano e Izmir (Smirne), si trasformera' presto in un rapporto di collaborazione tra le due citta' che sara' sancito con la firma di un memorandum d'intesa.

E' quanto, raccogliendo il suggerimento dell'ambasciata d'Italia ad Ankara, il sindaco di Milano Letizia Moratti ha proposto al primo cittadino di Izmir, Azizi Kocaoglu, allo scopo di rafforzare la cooperazione economica attraverso le rispettive Camere di Commercio e di ritagliare un ruolo di particolare rilievo all'ex sfidante nell'organizzazione dell'EXPO 2015.

La proposta italiana e' stata accolta con grande entusiasmo in Turchia, in particolare dal presidente della Repubblica Abdullah Gul, che ne e' stato informato. Gia' nelle prossime settimane una delegazione di alto livello di Izmir dovrebbe compiere una visita a Milano per concordare i primi sviluppi operativi della proposta avanzata da Letizia Moratti.

Week-end a Milano, sulle tracce dell’Expo del 1906.

Written by Redazione on 18:30

(Maria Zuppello - Panorama) Mentre tutto è ancora da fare e costruire per l’Expo del 2015, perché non riscoprire la Milano di un’altra grande Esposizione, quella del 1906? Il secolo era appena agli inizi e ancora riecheggiavano le note del “Ballo Excelsior”, un’opera fantastica inneggiante al progresso e al futuro andata in scena al Teatro alla Scala l’11 gennaio 1881 da cui comincia, dunque, la prima tappa del percorso. Da lì in poi sarà tutto un crescendo di tecnica e scienza, dalla lampadina di Edison alla pila di Volta, passando per il telegrafo e il battello a vapore.

L’Esposizione Internazionale del Sempione, questo il nome originale, che si svolse dal 28 aprile all’11 novembre del 1906, occupava circa un milione di metri quadri su due aree collegate da un’audace sopraelevata elettrica: il Parco del Castello Sforzesco, dall’Arco della Pace al Castello, e la Piazza d’Armi, che diciassette anni dopo sarebbe diventata la sede della Fiera di Milano. Venticinque nazioni tra Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania vi parteciparono attirando più di cinque milioni di visitatori. Tutto per festeggiare la fine dei lavori del traforo del Sempione che avrebbe aperto le porte all’Europa e ai commerci trasformando Milano, secondo la ben nota definizione di Giovanni Verga, nella “città più città d’Italia”. Tutti i padiglioni costruiti per l’occasione come era consuetudine furono poi smantellati. Con l’eccezione dell’Acquario di Via Gladio, dove una sosta è indispensabile. La città, intanto, boccionianamente saliva, con ciminiere e colossali cantieri che estendevano i confini dell’abitato. E se molto oggi è scomparso la Stazione Centrale, la cui prima pietra risale proprio a quell’anno, conserva ancora un fascino d’altri tempi.
L’itinerario si conclude, poi, fuori Milano, a Sesto San Giovanni, dove proprio intorno al 1906 alcune grandi imprese milanesi, come Breda, Ercole Marelli, Falck e Pirelli, decisero di spostare il loro baricentro produttivo. Nella centralissima Via Marconi ancora oggi si può visitare l’antico quartiere operaio. Per chi, poi, vuole rivivere anche visivamente i fasti dei tempi che furono due mostre sembrano essere utili, quella dei Musei del Castello Sforzesco dedicata all’ebanista Eugenio Quarti, che espose i suoi mobili nei padiglioni andati oggi perduti e quella organizzata dalla Provincia di Milano per raccontare tutta la storia dell’Esposizione del 1906.

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Bruno Vespa: Expo, occasione di rivincita.

Written by Redazione on 17:41

(Bruno Vespa - Panorama) Alla fine degli anni Trenta il progetto dell’esposizione mondiale programmata da Benito Mussolini a Roma per il 1942 fu l’occasione per la più grande rivoluzione urbanistica dell’Italia moderna. Nei primi vent’anni di regime il Duce aveva inserito la città nuova nella vecchia, con lo sventramento dei Fori Imperiali, la costruzione dei grandi edifici di via Veneto, la realizzazione del quartiere Mazzini fino al Foro Mussolini (Foro Italico) e alla gigantesca Casa littoria della Farnesina, grande quanto il Colosseo, poi trasformata con la guerra in ministero degli Affari esteri.

Dopo la nascita dell’impero, Mussolini voleva dare un segnale imponente della continuità della civiltà fascista con la civiltà romana, sognando di essere protagonista di una pace europea degna di quella imperiale di Augusto. Come potesse immaginare qualcosa del genere dopo le leggi razziali e il Patto d’acciaio con Adolf Hitler resta un mistero. Ma anche storici antifascisti come Emilio Gentile (Fascismo di pietra) gli danno atto di una «temporanea volontà di pace», immaginando che la guerra non gli sarebbe piovuta addosso prima di cinque anni.
Il 20 aprile 1939 Mussolini presentò l’Esposizione universale come «la consacrazione dello sforzo che tutte le genti civili fanno sul cammino del progresso, non solo materiale». Il progetto era grandioso: estendere la città da piazza Venezia al mare attraverso l’Eur con una struttura urbana avveniristica di cui la guerra impedì il completamento. A cominciare dall’enorme arco romano che Roger Griffin ha usato per la copertina del suo Modernism and Fascism appena uscito negli Stati Uniti e che analizza il «modernismo tecnocratico» del regime. Ma quel che resta nel quartiere dell’Eur è indicativo dello sforzo compiuto.
Purtroppo nel dopoguerra l’Italia non ha saputo utilizzare al meglio nessuna delle grandi occasioni che le si sono presentate. Il villaggio olimpico costruito a Roma per le Olimpiadi del 1960 impallidisce rispetto all’Eur, ma allora fu almeno aperto il Grande raccordo anulare della capitale. Nulla è stato fatto per i Campionati del mondo di calcio del 1990, nulla per il Giubileo del 2000, con l’eccezione di un sottopassaggio che rende fluido il traffico tra due quartieri dell’area nord di Roma.
Imbarazzante il confronto con le principali metropoli d’Europa, da Berlino a Parigi, a Barcellona, protagoniste di autentiche rivoluzioni urbanistiche. Il solo tentativo riuscito di restituire l’antica dignità a una capitale storica c’è stato a Torino in occasione delle Olimpiadi invernali. Ma anche qui, volendo proseguire nel suo progetto di sviluppo, un bravo sindaco come Sergio Chiamparino per poter costruire due grattacieli ha dovuto rinunciare ai voti della Sinistra arcobaleno, che è sua alleata di giunta, per incamerare quelli di Forza Italia e Alleanza nazionale.
Questa ampia premessa serve a dire che l’Expo 2015 di Milano è davvero l’ultima grande occasione per un paese in ginocchio che intenda rialzarsi. Il progetto di sviluppo di Milano è grandioso e va completato. Ma i 20 miliardi di investimento previsti dovranno avere un effetto moltiplicatore sull’Italia intera. Gran parte dei 30 milioni di visitatori attesi a Milano proseguiranno a Venezia, Firenze, Roma, Napoli, la Sicilia. L’auspicata rinascita di Milano non avrà senso se non sarà legata a quella dell’intero Paese. Ecco perché la battaglia con Smirne scompare rispetto a quella che gli italiani dovranno combattere con se stessi. I loro veti, la loro burocrazia, la loro attitudine al compromesso mediocre.
Qualche settimana fa, parlando dei rifiuti di Napoli, Newsweek ha scritto: l’Italia è ferma e guarda il mondo che le passa accanto. Fermi si muore.

Expo 2015, a Milano nasce "Beic": La Biblioteca Europea di Informazione e Cultura più grande d'Italia.

Written by Redazione on 16:49

(Milano 2.0) L'entusiasmo dell'Expo2015 tira fuori energie impensabili, e speriamo che i segni di questa magia restino anche dopo il grande evento che Milano celebrerà tra qualche anno.

Sfogliando il Corriere della Sera di ieri, domenica 6 aprile, i lettori avranno potuto notare l'intervento sulla futura Beic dell'ex-Ministro del Governo Prodi Antonio Padoa-Schioppa in veste di giurista e docente. Cos'è la Beic? E', anzi sarà, tra quattro anni la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura che verrà costruita nell'area di Porta Vittoria.

Milano e l'Italia, possiamo dirlo, vincono ancora una volta. Tra le iniziative di alto profilo, quella di costruire una biblioteca, "infrastruttura " come la definisce Padoa-Schioppa, aperta al mondo, , alcune consultabili anche in rete.

Insomma proprio come la sorella più vicina, la Biblioteca Francoise Mittarand di Parigi che raccoglie le opere dei grandi pensatori francesi e non solo, la Beic sarà la più grande struttura bibliotecaria e multimediale concepita in Italia, ispirata alle migliori realizzazioni di questi anni.

Il progetto è corposo, si prevedono mezzo milione di opere ad accesso libero, ordinate per materia. Tutto il materiale verrà catalogato in base a i rami del sapere, ci sarà anche una stretta integrazione con le banche dati nazionali e internazionali, un laboratorio per ragazzi, i reparti con le novità librari e chi più ne ha più ne metta.

C'è da dire che Beic non esce dal cilindro magico dell'Expo2015, è un sogno antico. La Regione ha partecipato all'accordo, il Comune ha fornito alla Fondazione Beic l'area di Porta Vittoria dove sorgerà la struttura e ha bandito il concorso internazionale, vinto dall'architetto Peter Wilson, il Parlamento aveva stanziato già le prime risorse nel 2000.

Parteciperanno alla Beic anche le università milanesi. Il costo si aggira attorno ai 240 milioni di euro per 80 mila metri di suolo, certo enorme se si pensa alle costruzioni realizzate finora, ma in linea con i finanziamenti di strutture analoghe create all'estero. Ma come ci tiene a sottolineare Padoa-Schioppa "anche lo Stato dovrà fare la sua parte per l'investimento iniziale, come è giusto che sia per un progetto internazionale".

Milano, è già cominciata la caccia al tesoro dell’Expo 2015.

Written by Redazione on 16:39

(Panorama) Con l’Expo 2015 Milano tornerà una città d’acqua, come prima che coprissero i Navigli. Infatti una via navigabile dovrebbe collegare il nuovo quartiere espositivo, accanto alla Fiera di Rho-Pero, con la Darsena nella zona Ticinese. E ci guadagneranno Marco e Matteo Cabassi: i figli di Giuseppe, costruttore e immobiliarista chiamato “Sabiunat” perché suo padre aveva fatto fortuna scavando e vendendo sabbia. Un destino sull’acqua: la loro famiglia diventò ricca anche grazie ai barconi che solcavano i Navigli, fino alla Darsena, con la sabbia e gli altri materiali per costruire Milano. Ora i Cabassi possiedono parte delle aree dove, intorno a un lago artificiale, sorgerà l’Expo.

Perciò la Bastogi e la Brioschi, società quotate del gruppo Cabassi, hanno avuto forti rialzi in borsa subito dopo l’assegnazione dell’Expo battendo la città turca di Smirne: 86 a 65 voti dei paesi del Bie, il Bureau international des exposition che organizza l’evento.

Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha vinto la sua scommessa. Ma sono già cominciate le polemiche: per esempio con l’architetto Massimiliano Fuksas che contesta la via d’acqua o con Adriano Celentano che paventa una colata di cemento sulla città. E a Silvio Berlusconi, secondo il Corsera non piace il grattacielo storto di Libeskind. In realtà, molti progetti sono ancora da definire. Il boom immediato, 27 per cento di guadagno in un giorno, l’ha avuto in borsa il titolo Fiera Milano. Sia perché la fondazione che la controlla possiede la parte più ampia delle aree dell’Expo, sia perché la Fiera beneficerà dell’evento del 2015: sei mesi d’inaugurazione, 29 milioni di visitatori previsti. E qualcosa dopo resterà: anzitutto il collegamento ferroviario diretto tra la nuova stazione di Rho-Pero (dovrebbe già essere pronta nel 2009, sulla linea ad alta velocità Torino-Milano) e l’aeroporto di Malpensa, per cui è probabile un rilancio nonostante la fine di gran parte dei voli Alitalia.

Comunque i grandi affari li faranno costruttori, cementieri e immobiliaristi. Così si spiegano, dopo la vittoria di Milano, i forti guadagni in Piazza Affari di Impregilo, Astaldi, Buzzi Unicem e Italcementi, considerati tra i titoli più favoriti. “Abbiamo vinto un terno al lotto, l’Expo farà da volano per l’immobiliare e le costruzioni” sintetizza Michele Cibrario, amministratore delegato della Bnl fondi immobiliari, “due settori che insieme rappresentano oltre il 15 per cento del pil italiano. In Lombardia esistono 10 milioni di metri quadrati di aree dismesse. Sono disponibili fondi europei per la rigenerazione urbana finora non utilizzati”.

Insomma, non solo Expo. Quando si stima in 20 miliardi l’investimento previsto, si comprende anche l’indotto. “Nel dossier per il Bie abbiamo considerato oltre 10 miliardi già previsti per le infrastrutture lombarde: come le linee 4 e 5 del metrò e le tre nuove autostrade, la Pedemontana, la Brebemi e la Tangenziale esterna milanese” ricorda Roberto Daneo, direttore del Comitato Expo, mentre lo stanziamento “è di 890 milioni di euro per la gestione vera e propria dell’evento, oltre ai 3,2 miliardi per gli investimenti infrastrutturali, compresa la nuova linea 6 del metrò Castelbarco-Pagano-Bisceglie che consentirà di smaltire meglio il traffico sulla linea 1 che arriva a Rho Fiera”.

Rimangono però alcuni problemi. A partire da quello urbanistico. Una parte dell’area è della società Euro Milano (che fa capo a Intesa Sanpaolo, Bernardo Caprotti dell’Esselunga, Legacoop e Acli) e lì è già previsto un futuro di edilizia residenziale. E il resto? “I Cabassi cedono le aree a un prezzo simbolico, ma verranno loro restituite valorizzate dopo l’Expo” osserva Maurizio Baruffi, capogruppo dei Verdi al Comune di Milano. “E non si è presa la decisione sugli aspetti urbanistici successivi: per esempio si potrebbero fare gli impianti sportivi che mancano a Milano per candidarsi alle Olimpiadi”. Dopo l’Expo saranno abbattuti in buona parte i padiglioni costruiti dai paesi partecipanti. Gli edifici permanenti saranno trasferiti al Comune di Milano dopo il 2015, in particolare quelli tematici e quelli dell’Italia lungo il boulevard centrale, eventualmente una torre alta 200 metri (che però non è sicura, Moratti ha già frenato). Destinazione? Tutto da vedere. Come sono da decidere le modalità per assegnare i progetti, una torta che fa gola ai più grandi studi mondiali di architettura.
L’architetto Stefano Boeri chiede “una campagna di trasparenza sui concorsi, puntando sulla qualità”.

“Occorre una legge speciale per Milano” propone Piero Borghini, city manager del Comune. Cosa vuol dire? “Per esempio, sui trasporti dovremmo avere la possibilità nei bilanci di sforare il patto di stabilità. Bisogna ripensare tutto in termini di Expo e quantificare meglio la spesa: gli enti locali devono mettere oltre 800 milioni” rammenta Borghini. A questo proposito Massimo Corsaro, assessore lombardo (di An) alle Attività produttive, aggiunge: “Le istituzioni locali dovranno garantire che non si ripetano episodi come quelli avvenuti per i Mondiali di calcio del 1990, con alberghi iniziati e mai terminati e però abbondantemente finanziati”. Già, il rischio dello spreco è in agguato. Secondo Corsaro, “dovrà essere prevista dal nuovo governo una corsia preferenziale per i lavori in vista dell’Expo: è lo schema già usato per le Olimpiadi di Torino 2006″. Altrimenti, il pericolo è arrivare coi cantieri aperti al 2015.

Dossier de L'Espresso. Expo 2015: Operazione Stramilano.

Written by Redazione on 11:26

L'Expo 2015 è una grande occasione di rilancio per la metropoli lombarda. Cambierà volto e arriveranno circa 20 miliardi per infrastrutture e trasporti. Ecco chi ne trarrà benefici. E quali saranno i rischi.

(Enrico Arosio e Claudio Lindner - L'Espresso) Che bella Milano! Con la sua piccola Senna (il Naviglio) e i bateaux-mouche che ci portano dalla Darsena fino alle bandiere al vento dell'Expo. Il suo Central Park, non proprio centralissimo, ma con alcune decine di ettari di nuovo verde e percorsi pedonali e ciclabili collegati con il centro città. Le polveri sottili diminuite del 20 per cento. La città ripulita. Due nuove linee metropolitane, la 5 più a nord che collega Niguarda a San Siro, e la 4 sull'asse est-ovest che unirà Lorenteggio al Policlinico e in futuro raggiungerà (per la prima volta) l'aeroporto di Linate. Sarà tutto questo la Milano che l'Expo lascerà in eredità? Certamente è il sogno che si intravede nel megaprogetto preparato dalla squadra del sindaco Letizia Moratti per vincere la battaglia contro Smirne.

Un piano destinato a cambiare il volto della metropoli lombarda, a risollevarla da una depressione (più psicologica che economica) nella quale vive ormai da vent'anni, desiderosa di un riscatto post Tangentopoli, animata dalla voglia di pareggiare i conti con città beneficiate in altre circostanze, vuoi dal Giubileo, vedi Roma, vuoi dai Giochi olimpici invernali, vedi Torino. Efficace il paragone dell'epistemologo Mauro Ceruti, secondo cui Milano, "capitale mancata", rischia di avvicinarsi a certe città texane, Houston e Dallas, "senz'altro all'avanguardia economica e politica, ma non in grado di elaborare una 'cultura del luogo' che possa renderle attrattive su scala globale". Il contrario di New York e Londra.

Basterà l'effetto-Expo? "Sì", sembra suggerire l'euforia ambrosiana dopo il voto di Parigi. Una vittoria ottenuta grazie all'ostinazione dimostrata dalla Moratti e all'attento lavoro diplomatico del governo Prodi, con il sottosegretario agli Esteri, Bobo Craxi, in prima linea. Un entusiasmo trasversale e contagioso, nazionale e locale, guastato da poche frasi sgraziate di sapore elettorale (Ignazio La Russa: "Davvero bravi Letizia Moratti e Milano a superare i tanti ostacoli che il governo Prodi con il suo operato ha frapposto alla città per il successo dell'Expo"). Il giudizio più lusinghiero è arrivato dall'architetto americano Daniel Libeskind, il quale fors'anche suggestionato dalla commessa ricevuta (il quartiere City Life e il Museo di arte contemporanea) ha parlato di "Milano città aperta" e "democratica nel senso più profondo del termine". Scontato il'no' secco a speculazioni e colate di cemento pronunciato da Adriano Celentano sul suo sito.

Certo è che gli affari ipotizzati attorno alla superfiera sono colossali. Qualche cifra: investimenti per 4,1 miliardi di euro solo per l'area espositiva, i trasporti, gli alberghi, l'organizzazione, che salgono a 20 miliardi considerando le infrastrutture già decise prima e da realizzare in Lombardia, dall'autostrada Pedemontana alla Brebemi, dalla Tangenziale Est all'estensione della rete metropolitana a 140 chilometri entro il 2014. Un inatteso guizzo di vitalità è prevedibile per la declinante Malpensa, tradita da Alitalia e pronta ad accogliere parte dei 29 milioni di visitatori stimati.

Se la scossa economica è garantita, altrettanto certo è l'elenco di chi riuscirà a guadagnarci un bel gruzzolo di quattrini. A cominciare dai soliti noti, tra costruttori e immobiliaristi. Matteo Cabassi, quinto figlio di Giuseppe, chiamato negli anni Settanta El Sabiunat, è il padrone di casa. In luglio la società Belgioiosa, controllata dalla sua cassaforte Raggio di Luna, ha firmato un accordo con la fondazione Fiera Milano per la concessione in diritto di superficie al Comune di un'area di 750 mila metri quadrati (550 mila della Fiera, il resto dei Cabassi) sui quali saranno realizzate le opere dell'Expo. Il terreno oggi è a destinazione agricola, ma alla fine Cabassi si troverà 150 mila metri quadrati con un indice di edificabilità dello 0,60. Applaude Salvatore Ligresti, tornato grande mattatore del mattone milanese dopo il coinvolgimento in Tangentopoli, e che dall'Expo avrà buoni ritorni per gli effetti a cascata sui progetti City Life e Porta Nuova. Qualche vantaggio otterrà anche Luigi Zunino, promotore di Santa Giulia e dello sviluppo dell'ex Falck a Sesto San Giovanni, da qualche mese in difficoltà per i forti debiti. Tant'è che il titolo Risanamento ha avuto più di un sussulto in Borsa dopo la notizia della vittoria di Milano.

Così come in forte rialzo sono le azioni della Fiera Milano. I guru della finanza sono già all'opera sul 'portafoglio Expo' e segnalano inoltre buone prospettive per Impregilo e Astaldi, primi in Italia per le grandi opere, Autogrill, Italcementi e Buzzi Unicem, la Snai, sia per le scommesse sia per il fatto che possiede grandi aree attorno all'ippodromo di San Siro. E poi le banche, le aziende di energia, i gruppi alberghieri, le aziende di arredamento e chi più ne ha più ne metta.
Affari tanti, rischi altrettanti. La 'Milano da bere' ha lasciato il segno. Nessuno ignora i timori di assalto agli appalti, favoritismi, conflitti di interessi. Denunce pendono anche a Saragozza, in Spagna, per l'Expo di quest'estate. E tutti ricordano le inchieste della magistratura sugli stadi dei Mondiali di calcio 1990, le tangenti sui lavori pubblici delle Colombiane a Genova, le valigiate di mazzette pagate per le linee del metrò milanese e del Passante Ferroviario ai tempi del sindaco Pillitteri, le più recenti controversie sul piano parcheggi della giunta Albertini, il sospetto di appalti di favore su alcuni grandi cantieri della Regione Lombardia. Non c'è opera pubblica, in Italia, che non sia piagata da sospetti di bustarelle, gare pilotate, subappalti da manuale Cencelli (tot alle coop bianche, alle coop rosse, alla Compagnia delle Opere). Non tutto è da codice penale, ma molto è da paese incivile.

Nell'era del turbocapitalismo, infine, resta da chiedersi: quale idea di città sta dietro alla sfida dell'Expo? Una città dell'esclusione o dell'integrazione? Sarà il simbolo di una comunità affluente che espelle i soggetti deboli (giovani precari, anziani, immigrati) verso l'hinterland dei bassi affitti e dei cattivi servizi? O riuscirà la Milano del 2015 a parlare un linguaggio di democrazia urbana? Il sindaco Moratti, cui dopo la fatal Parigi si profetizza un diritto certo alla rielezione, dovrà presto, dopo il meritato riposo, tornare a occuparsi anche di cose piccole ma urgenti. A Milano mancano almeno 30 mila appartamenti di edilizia convenzionata, case dello studente, residenze per anziani a prezzi ragionevoli. Molte strade del centro sono piene di buche e lastre dissestate, la Darsena è una palude di fango. Le periferie soffrono per mancanza di socialità e sicurezza. Chinatown è inquieta e prepotente. C'è la polemica sui campi rom, con il cardinale Tettamanzi che parla di diritti violati. I vigili in strada sono pochi, i tassisti furbi troppi.

Insomma, l'Expo è bella ma lontana. E Letizia Moratti è attesa da molti qui e oggi, sul terreno scomodo della città difficile, dove le telecamere vanno malvolentieri.
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Snellire e accelerare
Colloquio con Angelo Provasoli
Angelo Provasoli, rettore dell'Università Bocconi, pesca nel passato e fa un parallelo con l'Expo che Milano organizzò nel lontano 1906. "Quella prima Fiera aveva come tema dominante i trasporti. Fu molto importante per lo sviluppo italiano, perché rafforzò i legami tra Milano, Torino e Genova e, favorendo la creazione del triangolo industriale, contribuì enormemente a trasformare il paese".

Professore, e l'Expo 2015 che valore aggiunto potrà portare?
"Rilancerà Milano come snodo cruciale verso l'Europa trainando l'economia italiana. A patto, naturalmente, che venga confermata l'armonia tra i vari livelli organizzativi, tra il settore pubblico (nazionale e locale) e quello privato. La squadra deve continuare a lavorare su progetti condivisi. Nessuno deve appropriarsi del progetto come singola istituzione o singola parte politica. Si metterebbe tutto a rischio".

Rischio di rinvii, ritardi o peggio?
"Sì, l'Expo è un progetto molto complesso, che tocca infrastrutture cittadine, extracittadine, stradali e non stradali. Mi pare indispensabile semplificare le procedure e fare in modo che le diverse autorità vengano coinvolte simultaneamente nei momenti decisionali evitando il più possibile di perdere tempo nei vari passaggi. Attenzione, non esautorare, ma coinvolgere con modalità rapide i diversi attori".

È possibile?
"Forse ci vorrebbe un supporto legislativo, una sorta di 'Legge per Milano', che da un lato garantisca la correttezza delle procedure e dall'altro favorisca una loro accelerazione. Sette anni sembrano tanti, ma sono pochi se si pensa a quali iniziative si vuole mettere in cantiere".

Il tema scelto è l'alimentazione e di questo si è finora parlato poco.
"Un tema credibile e di grande rilievo. L'alimentazione ha risvolti con la salute e l'ambiente, da qui possono nascere iniziative di ampio respiro e forte valore etico contro la fame nel mondo. È un settore trasversale che mobilita interessi legati alla ricerca, alla produzione industriale e al commercio".

Ne godrà vantaggi anche l'industria e quindi l'economia in generale?
"Il settore agroalimentare ha un'ottima occasione di rilancio anche sotto il profilo della ricerca tecnologica. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi quanto fondamentali siano diventate alcune materie prime, per esempio i cereali destinati alla produzione di biocarburanti, come i prezzi siano aumentati in tutto il mondo e come diventino sempre più necessari provvedimenti e scelte per combinare meglio domanda e offerta. Senza dimenticare il profilo internazionale di questo settore e le nuove opportunità in campo diplomatico e di relazioni per Milano al di là dell'Expo".

Lei, rettore, sarà anche interessato ai vantaggi per il sistema universitario.
"Per tutti noi può diventare un volano importante. A Milano esistono 11 centri di eccellenza universitari, punti di riferimento per il dialogo culturale. La Bocconi ha già oggi l'8 per cento di studenti stranieri e una sessantina di docenti che vengono da fuori Italia, un processo che intendiamo rafforzare. Ma per arrivare a questo la credibilità scientifica non basta. Occorre una credibilità del paese che ospita. L'Expo 2015 può dare una mano concreta".
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Un patto per la città
Colloquio con Stefano Boeri
(Sabina Minardi) Stefano Boeri la mette sul motoristico: "L'Expo è un acceleratore. Un turbo per bruciare i tempi della modernizzazione in una società urbana frammentata e difficile da guidare". Docente al Politecnico di Milano, direttore di 'Abitare', fondatore dell'agenzia di ricerca Multiplicity, Boeri è un architetto leader tra i 'cinquantenni', e impegnato, tra l'altro, sui progetti di Porta Nuova del gruppo Hines e del Cerba di Umberto Veronesi.

Quali le opportunità e quali i rischi in una Expo col turbo?
"Il primo punto è la frammentazione delle élites. Se Barcellona e Torino, per i Giochi olimpici, hanno goduto di élites coese, a Milano la sfida è diversa. Le nostre eccellenze sono plurali, pensiamo all'editoria, la sanità, il design, la moda, la finanza, alcuni settori dell'informatica e delle università. Non c'è mai il protagonista unico: non nella medicina, dove c'è una forte presenza cattolica ma anche buona ricerca pubblica; non nella moda, dove i leader, nomi che tutti conoscono, giocano ognuno per sé, senza fare sistema. L'Expo obbligherà le migliori energie milanesi ad affrontare progetti condivisi, a spingere nella stessa direzione. A cominciare dalla politica".

La sfida del 2015 è una occasione unica per le infrastrutture urbane.
"Certo. Si potranno implementare le reti del trasporto pubblico, il verde, le energie sostenibili. Un disegno ambizioso sarebbe estendere la rete del metrò fino agli svincoli delle tangenziali, che formano l'anello esterno di Milano, con vere piattaforme di interscambio. Dobbiamo affrontare lo shock delle 650 mila auto che entrano in città ogni giorno. Si potrà estendere l'area dell'Ecopass. Ma occorrono decisioni forti: impedire lo sviluppo edilizio nell'Anello verde metropolitano, specie a sud e a ovest. Ci vuole un patto per la città. Un patto che prescriva: qui si può densificare, là si deve preservare".

Sarà arduo evitare l'assalto speculativo.
"Ma se vogliamo evitare un'Expo come autocelebrazione di un gruppo di eccellenze, dovremo evitare che si organizzi una casta di politici, immobiliaristi, banchieri (e mettiamoci anche gli architetti) libera di muoversi senza vincoli. I timori sono fondati, condivido l'auspicio dell'economista Marco Vitale: l'Expo sia un'occasione di democrazia urbana e di trasparenza. E aggiungo: un'occasione di coesione sociale e crescita culturale. Non solo padiglioni, grattacieli, maxischermi. Nuove scuole. Nuovi musei".

Qualcosa che resti ai cittadini.
"L'Expo non può essere una cattedrale mediatica che il giorno dopo si svuota, né una kermesse puramente promozionale. Si cita sempre Barcellona, ma attenzione: il Villaggio Olimpico ha funzionato, si è integrato nella città, il Forum 2004 no. Così a Siviglia: la città nuova lungo il fiume oggi è abbandonata, uno spreco di denaro e architettura".

Un'idea in più per Milano 2015? Qualcosa di cui non si è parlato?
"Sì. Entro il 2015 dovrà essere restaurata, riorganizzata e rilanciata Brera. La Pinacoteca è, per contenuti, di livello mondiale, paragonabile agli Uffizi, ma il mondo lo ignora. Brera per me non vale meno della Scala, né del Cenacolo di Leonardo. È una eccezionale risorsa inespressa. Spero che questa idea entri in circolo".
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E in cielo apparirà Leonardo
Il cielo sopra Milano avrà un Pantheon di sculture gigantesche, ma impalpabili come l'aria. Angoli e facciate della città cambieranno aspetto grazie a vernici termocromatiche. I padiglioni fieristici avranno pareti di vapore freddo pronte a diventare schermi di telepresenza. Attraverso occhiali a realtà aumentata, chi vorrà potrà scambiarsi informazioni con uno sguardo. Tutto vero? "E i bambini impasteranno i bit", aggiunge Vito Di Bari, docente alla Bocconi e al Politecnico di Milano, con un curriculum che segnala familiarità con i laboratori dove s'inscena il futuro. È lui l'Innovation Designer di Expo 2015, incaricato di interpretare le sfide della città in chiave digitale. Si parla di un budget di 100 milioni di euro stanziati dal Comune (altrettanti dovrebbero arrivare dai privati). Di Bari ha elaborato 25 progetti.
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Non esercizi retorici, possibilità tecnologiche d'appeal nel solo confronto con la città concorrente (il rating della sezione Expo digitale è stato 'eccellente'): ma scenari reali.

"L'Expo mette in mostra il futuro", spiega: "Lo sforzo è stato quello di definire oggi ciò che sarà innovativo nel 2015: individuare progetti sufficientemente testati da assicurarne la realizzazione. Ma sorprendenti fino all'ultimo". Il risultato (con l'occhio puntato su Shanghai 2010, per scartare le novità 'bruciate'), è un mix di soluzioni per promuovere la partecipazione, garantire sicurezza. Sollevare un lembo di futuro. "Ho cercato il punto d'incontro tra sogni e bisogni. La nostra Tour Eiffel? Sarà ecocompatibile, immateriale e con Rushmore, la montagna con i presidenti americani scolpiti nella roccia, come ispirazione: statue da 900 metri cubi d'aria di personaggi che hanno fatto grande Milano, da Leonardo a Verdi, comporranno il primo parco olografico del mondo". Sistemi di telepresenza favoriranno la partecipazione remota. Una Urban Tv, chioschi touch-screen, dati sul traffico, schermi per la città (il più grande al Castello Sforzesco) accompagneranno i visitatori. Sistemi di accesso biometrici agevoleranno il lavoro dello staff. E si proveranno nuovi modi di comunicare: graffiti impressi nell'aria consentiranno, grazie alla geolocalizzazione, di scambiarsi messaggi. Speciali occhiali permetteranno di vedere in sovrapposizione com'era prima un luogo. Una Virtual Playhouse, dalle parti di Piazza Duomo, darà ai bambini la possibilità di manipolare ologrammi. "Una verifica dei progetti sarà nel 2010, poi saranno realizzati", dice Di Bari. Ma coi bandi di gara si parte subito: per consentire agli sponsor di firmare la Milano che verrà.
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Diplomazia al velluto rosso
Colloquio con Stéphane Lissner
Da tre anni a Milano, casa in un angolo stupendo di Brera, professione sovrintendente della Scala. Va in ufficio percorrendo le vie care a Stendhal, e per un francese esigente non è così male. Stéphane Lissner ha tifato Italia per l'Expo. E sul piano delle relazioni internazionali ha dato, dice, il suo "modesto contributo".

Non poi così modesto, monsieur Lissner. La diplomazia scaligera c'è stata, e ha funzionato.
"Le farò tre esempi. La mia visita a Parigi a dicembre insieme al sindaco Moratti, Prodi e Formigoni, quando al Palais des Congrès ho potuto illustrare il rapporto tra la Scala, Milano e il mondo. La formidabile esperienza, la prima di un teatro occidentale nell'Africa subsahariana, del concerto della Scala ad Accra in Ghana, nel maggio 2007: la Nona di Beethoven con Barenboim in diretta tv, con il presidente della Repubblica e molti esponenti dell'Unione Africana. E l'evento dello scorso 7 dicembre, il 'Tristano' con cinque capi di Stato, ministri, diplomatici: la risonanza internazionale mi ha impressionato, una copertura mediatica globale, non mi era mai capitato. Aggiungo che per il 2011, 150 dell'Unità d'Italia, la Scala ha commissionato a Giorgio Battistelli un'opera nuova sul tema dell'ecologia ispirata al saggio di Al Gore".

La capitale economica non sempre è percepita per il suo ruolo di attrattore culturale. Lei dove vede i suoi punti di forza?
"Milano non è città turistica in senso classico, né ha la forma della capitale. La sorpresa è che nello spazio di un chilometro trovi due istituzioni di livello assoluto come la Scala e il Teatro Strehler. Inoltre la Triennale è stata per me una vera scoperta, con diverse mostre di livello molto alto. La vita musicale è ricca, ma poco coordinata. L'Orchestra Verdi soffre di problemi economici; Quartetto, Settembre Musica, Pomeriggi musicali offrono alta qualità ma senza che l'offerta complessiva risulti ben leggibile. Stupisce però che Milano offra tanta cultura malgrado i contributi pubblici insufficienti".

Le amministrazioni di centrodestra, in Italia, per la cultura spendono meno di quelle di centrosinistra. E in Francia?
"Anche in Francia. In tutta Europa. Ne ho fatto esperienza dove ho lavorato, in Spagna, in Austria, e vale anche per la Germania che conosco bene".

Dove, invece, secondo lei l'offerta culturale milanese è migliorabile?
"La danza moderna è poco presente. E la situazione del cinema mi ha molto deluso: poche sale, pochi film in lingua originale, troppe proposte di qualità mediocre. C'è più offerta di cinema, mi creda, in una città come Lione".

Dove si aspetta che l'Expo possa davvero incidere sulla città?
"Mi aspetto che rilanci il tema della qualità ambientale, oltre alla salute e all'alimentazione; che aiuti Milano a superare le sue due vere emergenze: traffico e qualità dell'aria. Con l'Ecopass il sindaco Moratti ha mostrato coraggio, non era facile".

Come giudica i livelli di integrazione tra comunità diverse?
"L'immigrazione è un fenomeno più recente che altrove. Le comunità mi paiono ancora separate, ognuna fa per sé. Ma sul piano della convivenza i milanesi sono piuttosto generosi".

E come si mangia a Milano?
"Aaah. Troppo. Ma bene".
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I NUMERI DELL'EXPO

29 milioni sono i visitatori previsti

120 i paesi espositori

1,1 milioni di mq la superficie dell'area Expo a Rho-Pero

8 i padiglioni aperti al pubblico

4,1 miliardi gli investimenti previsti: 3,22 miliardi per infrastrutture e 892 milioni per l'organizzazione e la gestione

70 mila i nuovi posti di lavoro

36 mila i volontari per l'accoglienza

200 metri l'altezza della Expo Tower

8 i padiglioni aperti al pubblico

8 mila mq di ristoranti

2.500 mq di negozi

9 mila mq la superficie dell'anfiteatro che verrà costruito in Piazza Italia

6 mila mq la superficie dell'auditorium

138 milioni il costo della Cittadella del gusto, con alberghi, ristoranti e centro di ricerca

7 mila gli eventi previsti in sette mesi tra arte, teatro e scienza

Milano, festa grande per l'Expo. Bagno di folla per Letizia Moratti dopo il verdetto di Parigi.

Written by Redazione on 06:50

(Cronaca qui) Erano 500mila, fra milanesi e non, le persone che quest'oggi hanno affollato da mattina a sera il cuore del commercio cittadino, Corso Buenos Aieres.

La bella giornata di sole ha coronato a dovere i festeggiamenti per l’assegnazione a Milano dell’Expo 2015: 10 miliardi di euro di investimenti per circa 40 milioni di visitatori previsti.

Non poteva mancare il sindaco di Milano Letizia Moratti, che nel suo discorso alla città ha ringraziato tutti (il Governo, la Giunta, la maggioranza e l’opposizione) per aver contribuito a questa opportunità di sviluppo e modernizzazione.

“Milano città aperta”, dunque, che dedica l’Expo ai bambini, i giovani di domani, i veri depositari della Milano che verrà. Con una promessa, però: che l’Expo non sarà solo cemento.

E che l’Expo sia di tutti e per tutti: la Milano multietnica e la Milano che produce, la Milano dell’Ecopass e quella che ha fatto il tifo per Smirne.

Un po’ come la festa: tutti insieme in canti, balli, danze folkloristiche e bancarelle dei sapori tipici lombardi, siciliani, toscani, liguri.

Perché questo è quello che si aspettano tutti: prima, smaltire la sbornia dei festeggiamenti e poi cominciare, di nuovo, a rimboccarsi le maniche.

Expo a Milano: Max Forte ed ora facciamo sentire la voce dei gay.

Written by Redazione on 13:50

Max Forte, noto cronista milanese ci ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Non possiamo che essere felici dell'assegnazione da parte del Bie dell'Expo 2015 a Milano, E' il riconoscimento dell'eccellenza italiana, ora non possiamo che sperare che anche la comunità gay milanese e nazionale faccia la sua parte non chiamandosi fuori con scuse speciose ed ideologiche da questo evento. L'Expo porterà a Milano qualche milione di visitatori e tra loro parecchie decine di migliaia saranno gay. Un'occasione assolutamente unica per farci conoscere e per stendere nuove reti di relazioni e solidarietà, non solo tra Lgbtq, a livello internazionale".

Expo, è scontro fra le istituzioni sulla cabina di regia.

Written by Redazione on 13:38

Domenica la Victory Parade. Ma Comune, Provincia e Regione si contendono la partita.

(Cronaca qui) Expo, passata la sbornia per la vittoria emergono i malumori. Oggi il sindaco Moratti ha tagliato corto sulle polemiche per la “Milano che verrà” lanciate da Celentano e rimbalzate perfino sul tavolo di Silvio Berlusconi che si è messo alla testa di quanti vedono negli innovativi progetti del Comune, a partire da City Life, delle violenze architettoniche.

Una polemica nata dopo i giudizi negativi incassati dall’ormai celebre “Torre” che doveva nascere sull’area dell’Expo. Torre che ora potrebbe perfino decadere del tutto dai progetti per il 2015. E che del resto è stata subito depennata dalla lista dei possibili edifici-simbolo dell’evento. La stessa Moratti ha preferito parlare di “simboli immateriali” piuttosto che della torre da 200 metri. L’assessore all’Urbanistica Carlo Maria Masseroli chiarisce: «Il sindaco ha detto una cosa geniale. La torre non sarà l'oggetto di riferimento, il riferimento sarà la rete e la torre dovrà essere funzionale ad essa. Ma quello che avete visto sui giornali è solo una bozza».

Insomma, la torre per ora si fa. Come, si vedrà. Ma queste sono inezie rispetto agli scontri che si stanno consumando sull’Expo nelle sale dei bottoni. Chi deve gestire la partita che vale 10 miliardi? Il sindaco è pronta a ricevere i poteri straordinari dal Governo, certo, ma dove sarà la cabina di regia? La Provincia si è fatta avanti proponendo l'istituzione di un tavolo per l'arte in funzione dell'Expo 2015.

Ma a stretto giro di posta risponde il collega del Pirellone, Massimo Zanello: «Condividiamo la proposta dell'assessore Benelli, ma riteniamo che la Regione sia la sede più appropriata per questo tavolo, da cui coinvolgere tutto il territorio». Del resto tocca proprio alla Regione varare la legge speciale che dovrà consentire di aprire i cantieri e chiuderli in tempo per il 2015. Una soluzione che potrebbe accontentare tutti arriva dal capogruppo di Forza Italia in Provincia.

«Isituiamo una Commissione permanente rappresentativa dei Consigli di Comune, Provincia e Regione». Così Bruno Dapei scrive in una lettere ai tre presidenti delle assemblee elettive. Inanto, si organizza la parata lungo corso Buenos Aires per festeggiare l'assegnazione dell'Expo.

L'appuntamento è per domenica, alle 15, davanti ai bastioni di Porta Venezia. Alla Victory Parade, parteciperanno 200 espositori di prodotti alimentari, mille ospiti di diverse etnie, trenta consoli dei Paesi stranieri, 55 associazioni culturali, la fanfara dei carabinieri, la banda di Crescenzago, associazioni straniere in costumi tradizionali e le majorettes.

Al termine della sfilata, in piazza Argentina, il sindaco Moratti terrà un discorso.

8 milanesi su 10 sono entusiasti dell'Expo a Milano.

Written by Redazione on 13:34

Il desiderio dell'Expo è divenuto realtà, ed ha entusiasmato 8 milanesi su 10 con un consenso che è passato dal 75% nella fase subito successiva alla votazione alla Bie di Parigi per raggiungere l'85% monitorato ieri. Il sondaggio è stato realizzato dal Comitato Grazie Milano Expo 2015, lo stesso che domenica organizza in corso Buenos Aires una parata di ringraziamento e di celebrazione della vittoria alla quale parteciperà anche il sindaco, Letizia Moratti.
Più del 40 per cento dei cittadini del capoluogo lombardo attribuisce al sindaco e alla sua squadra il merito della vittoria nella competizione internazionale.
Secondo il sondaggio, realizzato dalla società Euromedia Research su un campione di mille intervistati in tutte le zone della città, i milanesi sono prima di tutto convinti (24,8 per cento) che aver conquistato l'Esposizione universale dopo oltre cento anni dall'ultimo Expo a Milano porterà immediatamente tanto prestigio internazionale alla città.
Il 19 per cento è convinto che l'Expo favorirà finalmente investimenti, soprattutto nel settore del trasporto pubblico e delle infrastrutture.
Per il 12 per cento farà fare uno scatto in avanti ad attività commerciali ed imprenditoriali. Emerge nel sondaggio la richiesta (44,4 per cento) dei cittadini di maggiore informazione e coinvolgimento nella marcia di avvicinamento e realizzazione dell'evento.
Il 18 per cento è già pronto a mobilitarsi personalmente per "diffondere lo spirito dell'Expo". Punti di informazione sullo spirito e gli obbiettivi dell'Esposizione universale saranno già presenti domenica in corso Buenos Aires dalle 10 alle 19, sempre domenica alle 14.30 vi sarà la La Victory Parade.

Una legge speciale per l'Expo.

Written by Redazione on 12:44

Presa di distanza dalle accuse di Berlusconi a Prodi. Superpoteri alla Moratti: tre mesi per far nascere la società che gestirà l'evento.

(Maurizio Giannattasio - Il Corriere della Sera) Pieni poteri a Letizia Moratti. Ieri, il Consiglio dei ministri ha istituito il Comitato di pianificazione dell'Expo nominando presidente il sindaco e confermando Paolo Glisenti come segretario. La Moratti avrà tre mesi di tempo per costituire la Società Expo, gettare le basi per la legge speciale per l'esposizione e preparare il budget del 2015. Dopo Parigi, subito Roma. I tre giorni di vacanza promessi da Gianmarco a sua moglie Letizia dovranno aspettare ancora. Ieri, è stata la giornata dei ringraziamenti. Quello più importante è per il presidente del Consiglio, Romano Prodi: «Nell'ultima giornata abbiamo fatto oltre 50 bilaterali, cui si sono aggiunte le telefonate di Prodi. Ci siamo sentiti sempre anche a notte fonda». Una chiara presa di distanza dalle parole pronunciate il giorno della vittoria da Silvio Berlusconi nei confronti del Professore. Fa lo stesso Roberto Formigoni: «Sarebbe impensabile vincere senza l'impegno del governo».

La Moratti va avanti. Ringrazia il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, «che ha messo a disposizione la rete diplomatica», e il ministro per le Politiche comunitarie e il commercio con l'estero, Emma Bonino, «che ha lavorato fin da subito, grazie alle sue relazioni solide, in aree delicate come quelle del Maghreb e del Golfo, che avrebbero potuto orientarsi verso la Turchia». Un ringraziamento particolare arriva anche dal cardinale Dionigi Tettamanzi: «Ringrazio il Signore e le persone che si sono impegnate a far sì che la nostra città possa avere un'occasione davvero straordinaria di sviluppo da ogni punto di vista, non solo edilizio ma anche morale e spirituale». Insomma, la vittoria di Milano «è un segnale della ripresa per il Paese», e non a caso il sindaco sottolinea come in Borsa il titolo della Fiera sia stato sospeso per eccesso di rialzo (+27%). «Da oggi comincia una fase di progetti. L'Expo vuole essere per tutti i Paesi, con l'obiettivo di rafforzare le relazioni economiche, scientifiche e culturali e aiutare i Paesi che ne hanno bisogno».

Nuova fase di progetti. E anche progetti da rivedere. Come la decisione di eliminare dal progetto la monumentale torre, alta oltre 200 metri, che sarebbe dovuta sorgere nei nuovi padiglioni dell'Expo. «Il simbolo di Milano 2015 non sarà la torre, ma un centro per lo sviluppo sostenibile in tutti i Paesi del mondo. La torre è un simbolo dei secoli passati». Al posto della torre la Moratti, come aveva spiegato dal palco del Centro congressi di Parigi, vuole creare una rete, di cui Milano rappresenta una maglia. Un network globale per aiutare i Paesi in via di sviluppo. Lo slogan: «Una casa, un ospedale, un'università per tutti». Non si capisce ancora che fine farà la torre. Se sarà ridimensionata o se sarà cancellata. Non verranno invece cancellati i progetti e gli investimenti per le infrastrutture.

La vittoria dell'Expo dà sicurezza anche a quei progetti ancora in ricerca di finanziamento. «Raddoppieremo le linee del metrò e le fermate— attacca l'assessore ai Trasporti, Edoardo Croci — metteremo in rete i metrò con il Passante. E ci trasformeremo sempre più in una città dalla mobilità sostenibile». C'è l'elenco e relativo cronoprogramma. La M5, tratta Garibaldi- Bignami, costo 561 milioni di euro, chiuderà i cantieri nel 2010. La M4, tratta San Cristoforo- Policlinico, costo 790 milioni, inizio cantiere 2008, fine lavori 2012. E via di seguito con i prolungamenti della M1, M2 e M3. Che sia veramente la volta buona?

Breve storia dell'Expo. La prima edizione a Londra nel 1851.

Written by Redazione on 12:00

(TGCom) L'Expo, o Esposizione mondiale, è il nome generico che indica diverse grandi esposizioni tenutesi fin dalla metà del XIX secolo. L'organismo internazionale che regola la frequenza, la qualità e lo svolgimento delle esposizioni è il Bureau International des Expositions (tipicamente abbreviato in Bie) nato da una convenzione internazionale siglata a Parigi nel 1928. Attualmente aderiscono al Bie 98 Stati.

Le esposizioni gestite dal Bie sono esposizioni internazionali di natura non commerciale con durata superiore alle tre settimane organizzate ufficialmente da una nazione e che prevedono la partecipazione delle altre nazioni invitate tramite canali diplomatici dalla nazione ospitante. La prima Esposizione Universale è generalmente considerata quella tenutasi a Londra nel 1851. Il successo di questo evento ha spinto altre nazioni ad organizzare iniziative similari, come l'Exposition Universelle di Parigi del 1889 ricordata per la creazione della Torre Eiffel. Fin dall'inizio il Bie ha identificato due differenti categorie di esposizioni: le esposizioni universali e le esposizioni specializzate.

Milano vince l'Expo 2015: ecco il progetto.

Written by Redazione on 08:05

L'Esposizione universale si svolge generalmente ogni 5 anni.
La prima si svolse a Londra nel 1851. Milano la ospitò nel 1906 e, come già saprete, tornerà ad ospitarla nel 2015.

Le ultime nella storia: Siviglia 1992, Hannover 2000, Aichi 2005.
La prossima: Shanghai 2010.
Tra un'Expo e l'altra si volge anche un'Expo tematica più piccola come quella di Genova del 1992. Le prossime: Saragoza 2008, Yeosu 2012

MILANO 2015

  • L'Expo milanese durerà dal 1° maggio al 31 ottobre
  • Sarà dedicata all'alimentazione. Il titolo scelto è Nutrire il pianeta, energia per la vita
  • 29 milioni di visitatori previsti
  • 120 Paesi espositori
  • 1,1 milioni di metri quadrati l'ampiezza dell'area fieristica a Rho-Pero destinata a ospitare l'evento
  • 8 padiglioni espositivi
  • 200 metri l'altezza della Expo Tower che sarà costruita nell'area espositiva
  • 4,1 miliardi di euro gli investimenti diretti previsti. Così ripartiti: 3,228 miliardi per le infrastrutture (1,253 miliardi per costruire l'area espositiva, 1,780 miliardi per migliorare trasporti e connessioni con l'area, 135 milioni per aumentare alberghi e ricettività, 60 milioni per impianti tecnologici), 892 milioni per organizzare e gestire l'evento
  • 1,486 miliardi di finanziamenti saranno garantiti dallo Stato, 851 milioni dagli enti locali, 891 milioni dal settore privato, 892 milioni da sponsor e biglietti
  • 3,7 miliardi di euro la produzione attivata per il sistema economico
  • 70mila i posti di lavoro creati in cinque anni
  • 36mila i volontari coinvolti per l'accoglienza.