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(Maria Zuppello - Panorama) Mentre tutto è ancora da fare e costruire per l’Expo del 2015, perché non riscoprire la Milano di un’altra grande Esposizione, quella del 1906? Il secolo era appena agli inizi e ancora riecheggiavano le note del “Ballo Excelsior”, un’opera fantastica inneggiante al progresso e al futuro andata in scena al Teatro alla Scala l’11 gennaio 1881 da cui comincia, dunque, la prima tappa del percorso. Da lì in poi sarà tutto un crescendo di tecnica e scienza, dalla lampadina di Edison alla pila di Volta, passando per il telegrafo e il battello a vapore.
L’Esposizione Internazionale del Sempione, questo il nome originale, che si svolse dal 28 aprile all’11 novembre del 1906, occupava circa un milione di metri quadri su due aree collegate da un’audace sopraelevata elettrica: il Parco del Castello Sforzesco, dall’Arco della Pace al Castello, e la Piazza d’Armi, che diciassette anni dopo sarebbe diventata la sede della Fiera di Milano. Venticinque nazioni tra Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania vi parteciparono attirando più di cinque milioni di visitatori. Tutto per festeggiare la fine dei lavori del traforo del Sempione che avrebbe aperto le porte all’Europa e ai commerci trasformando Milano, secondo la ben nota definizione di Giovanni Verga, nella “città più città d’Italia”. Tutti i padiglioni costruiti per l’occasione come era consuetudine furono poi smantellati. Con l’eccezione dell’Acquario di Via Gladio, dove una sosta è indispensabile. La città, intanto, boccionianamente saliva, con ciminiere e colossali cantieri che estendevano i confini dell’abitato. E se molto oggi è scomparso la Stazione Centrale, la cui prima pietra risale proprio a quell’anno, conserva ancora un fascino d’altri tempi.
L’itinerario si conclude, poi, fuori Milano, a Sesto San Giovanni, dove proprio intorno al 1906 alcune grandi imprese milanesi, come Breda, Ercole Marelli, Falck e Pirelli, decisero di spostare il loro baricentro produttivo. Nella centralissima Via Marconi ancora oggi si può visitare l’antico quartiere operaio. Per chi, poi, vuole rivivere anche visivamente i fasti dei tempi che furono due mostre sembrano essere utili, quella dei Musei del Castello Sforzesco dedicata all’ebanista Eugenio Quarti, che espose i suoi mobili nei padiglioni andati oggi perduti e quella organizzata dalla Provincia di Milano per raccontare tutta la storia dell’Esposizione del 1906.
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